Spettabile Direzione UNIMA,
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mi trovo qui a scrivere una lettera di motivazione che è soprattutto occasione di riflessione.
Ho deciso di iscrivere la mia compagnia di burattini per essere meno invisibili nel panorama nazionale e internazionale ma anche per mettere le cose al "proprio posto".
Un bisogno d'ordine simile a quello di chi va in biblioteca e che, cercando un manuale di zoologia, si trova in mezzo a testi di diritto internazionale e manuali di idraulica. Ebbene sì, questi tempi mi disorientano e purtroppo credo di essere tra gli artefici di questa confusione.
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Negli anni 90 ero un giovane artista ed ero convinto che la pittura dovesse uscire dai musei e dalle gallerie per essere a portata di tutti. Dipingevo sui muri delle strade (senza usare le bombolette) esponevo i miei quadri in osterie e ristoranti.
Lavoravo con contratto regolare al Teatro delle Briciole dove con determinazione incitavo i miei colleghi più "vecchi" a portare il Teatro fuori dal teatro, talvolta riuscendoci ( la lunga esperienza del Laboratorio permanente Teatro al Parco andava in questa direzione) e poi ho fatto una mia compagnia di prosa con cui giravo fuori dai teatri.
Ho vinto il Premio Scenario con un mio monologo che ho portato il più delle volte in spazi non teatrali. Ebbene, tutto questo non è servito a cambiare il mondo, anzi.
La pittura, svilita, arreda i ristoranti e i negozi da parrucchiere mentre la street art è ad uso e consumo degli assessori alla cultura.
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Assistiamo da qualche anno al successo di un genere, il teatro DI strada che ha educato ad avere un'attenzione di pochi minuti e ha portato alla triste abitudine ad una programmazione bulimica. Mentre il teatro IN strada ha bisogno di molte attenzioni da parte di chi lo organizza, e per fortuna e per meriti, questo talvolta avviene.
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E i burattini?
Dal 2001 sono diventati i miei compagni di viaggio, e questa cosa di tenere le cose al proprio posto me lo hanno fatto capire subito con chiarezza: compleanni e feste private solo se pagano davvero bene e allora si fa lo sforzo. Locali da evitare, per lo stesso motivo dei compleanni: non possiamo essere ospiti. Non possiamo imbucarci alle feste e pretendere attenzione. Non siamo la ciliegina sulla torta. Dopo ci tocca recitare con il freno a mano tirato. Il fatto è questo: devono essere gli spettatori ad andare a trovare i burattini, e non il contrario. E per venirti a trovare senza essere invitato, quella dei burattini dev'essere una festa Pubblica, e non Privata.
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Grazie burattini, siete stati chiari, come sempre. Da burattinaio della middel class però devo aggiungere una cosa non di poco conto: gli ospiti, per vederti ti devono trovare, devi avere un indirizzo per poter fare la Festa, che sia un Parco, una Piazza, un Teatro, un Museo. Devi avere una concessione, un aiuto.
La Giostra ha bisogno di manutenzione e poi se schiacci il bottone va da sé. Il Teatro d'Arte dei Burattini ha bisogno anche lui di manutenzione ma non ha bottoni da schiacciare. Forse un giorno i burattini avranno un loro spazio anche in Italia, non so se l'UNIMA si occuperà di questo ideale Parco delle meraviglie in cui le teste di legno potrebbero offrire i fili per ricominciare a tessere un racconto di comunità, un racconto per uscire dal labirinto. In tal caso io e la mia compagnia siamo onorati di poterne far parte.
Patrizio Dall'Argine